Unico, insieme a quello di Alicante, a meritare di essere tutelato dall’Unione Europea, il Torrone di
Bagnara è senz’altro uno dei prodotti della tradizione dolciaria calabrese più apprezzati nel
mondo.
Due sono le specialità I.G.P., la prima denominata “Martiniana” fatta di mandorle tostate e
zucchero e con una copertura anch’essa di zucchero e la seconda denominata “Torrefatto
Glassato” fatta di mandorle tostate e miele e con una fine copertura di glassa al cacao spennellata
a mano, la cosiddetta “naspratura”.
Assaporandola al primo morso la pasta appare friabile e croccante per effetto della giusta
tostatura delle mandorle e dell’alta temperatura alla quale è stata sottoposta la massa zuccherina.
Al palato la dolcezza dell’impasto è bilanciata dal sapore delle mandorle tostate e da una netta
sensazione di brulè, grazie alla caramellizzazione del miele, con un leggero retrogusto speziato
che, nella versione “Torrefatto glassato”, ingloba anche la percezione di cacao amaro e cannella.
Mandorle tostate siciliane non pelate, miele d’agrumi, zucchero e tanta passione rendono il
torrone di Bagnara un prodotto non comune. Il suo colore marrone scuro, detto a “manto di
monaco”, ne rivela la tipicità produttiva, perché è tale attraverso l’adozione di un peculiare
sistema di cottura durante il quale una temperatura molto elevata (1800/200°) viene monitorata
con abilità artigianale per un tempo particolarmente lungo, anche 6 ore, fino al momento delicato
in cui l’amalgama assume appunto quel caratteristico colore marrone ed una consistenza vitrea
simile all’ambra con screpolature diffuse, la cosiddetta “rottura vitrea”.
Tale procedura “a fuoco diretto” non si riscontra nella produzione di altri torroni, i quali sono
lavorati a temperature controllate elettronicamente e molto più basse.
Questo sfuggente equilibrio nel cuocere la miscela senza mai oltrepassare quel limite che la
renderebbe inutilizzabile rivela particolari abilità e una lunga esperienza maturata da più
generazioni di torronai.
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